COMUNICATO STAMPA
I Cittadini di Case Rosse e Settecamini respingono le conclusioni della
campagna di monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità e tornano a chiedere
la chiusura dell’inceneritore BASF.
In una dettagliata relazione (1) i Comitati e l’Associazione Raggio Verde dimostrano che la campagna di
monitoraggio commissionata dalla Provincia di Roma è stata del tutto inutile: uno studio sbagliato nella
sua progettualità, gravemente carente nelle modalità operative, contraddittorio nelle conclusioni e,
quindi, inefficace e destituito di ogni validità.
Roma, 17 Febbraio 2015. Visto il periodo, quella attuata dalla Provincia di Roma, questa volta con il
supporto altisonante dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), parrebbe una farsa degna della migliore
tradizione carnevalesca italiana: purtroppo, però, qui è in gioco la salute di migliaia di persone. E
dopo il tentativo di concedere nuove autorizzazioni all’inceneritore BASF, terminato con la vittoria del
Comitato di Quartiere e di Raggio Verde di fronte al TAR del Lazio, si assiste ad un nuovo capitolo della
vicenda che vede da anni i Cittadini della periferia est di Roma combattere contro la potente
multinazionale, ma anche contro Istituzioni che dovrebbero tutelarli.
L’ISS a fine novembre 2014 ha rilasciato la sua relazione finale (2) su “l’analisi e valutazione della situazione
ambientale e dei rischi sanitari connessi all’attività dello stabilimento BASF Italia Spa sito in Roma, Via di
Salone”. In sintesi, le conclusioni dell’ISS confermano ciò che i Cittadini avevano più volte denunciato e
temuto in passato cioè uno studio inattendibile proprio per come era stato concepito e condotto, che
sarebbe servito solo a dimostrare “in modo scientificamente inoppugnabile” che a Case Rosse è tutto a
posto, che la qualità dell’aria è mediocre per colpa del “traffico”, non certo di un’industria chimica con
annesso inceneritore di rifiuti tossici e pericolosi: un’industria definita “insalubre di prima classe” che,
secondo il regolamento Comunale, dovrebbe stare in aperta campagna – non in un quartiere in piena
espansione con decine di migliaia di residenti e lavoratori.
I Comitati - che già in partenza avevano rilevato gravi lacune nell’impostazione della campagna di
monitoraggio – insieme all’Associazione Raggio Verde hanno perciò analizzato nel dettaglio la relazione
dell’ISS, effettuando quello che il gruppo scientifico dell’illustre Istituto avrebbe potuto e dovuto fare:
incrociare e comparare i dati raccolti dalle centraline con quelli sulle emissioni dei camini provenienti dal
sistema di autocontrollo della BASF (pubblicati dalla stessa azienda come prescritto dall’AIA).
Ne è emerso uno scenario incredibile, con lacune e contraddizioni anche sotto il profilo tecnico-scientifico:
Le poche centraline di monitoraggio sono state collocate in luoghi inadeguati, o per eccessiva distanza
dallo stabilimento, o perché la direzione dei venti le ha tipicamente escluse dalle ricadute delle BASF.
Per la durata del monitoraggio le emissioni degli inquinanti misurate al camino della BASF, in particolare
le polveri, si sono ridotte drasticamente, per poi crescere subito dopo i controlli. I Comitati hanno più volte
segnalato tale anomalia alle Istituzioni senza avere risposte; hanno quindi ipotizzato che la Basf avesse
adottato azioni mirate nel periodo dei “controlli”, tra cui l’aumento delle temperature dei forni che, come descritto in letteratura, comporta la riduzione delle polveri grossolane e l’emissione di nanoparticelle non
monitorabili ed estremamente nocive. I Cittadini chiedono di sapere se nel periodo dei controlli in
particolare siano stati esposti a sostanze pericolose come le nanoparticelle.
La strumentazione più sofisticata per il rilevamento delle Polveri ultrasottili viene installata nella postazione
di monitoraggio più lontana dallo stabilimento e viene utilizzata per poco più di un mese…Agosto 2014, un
periodo in cui l’inceneritore BASF risulta spento per metà del tempo, per l’altra metà con Polveri quasi
sempre azzerate, e in cui è noto il fenomeno della maggiore dispersione degli inquinanti atmosferici. I
Cittadini hanno diritto di sapere che 100.000€ sono stati spesi dalla Provincia per misurare il nulla!
I dati sulle Diossine e sul Palladio, portanti valori più elevati nelle postazioni più vicine allo stabilimento,
avrebbero dovuto essere oggetto di un'analisi, che invece non è avvenuta.
I Comitati avevano presentato negli anni scorsi due memorie e una petizione con oltre 3000 firme (3) con le
quali i Cittadini si sono opposti da subito ed in maniera chiara ed inequivocabile a tali controlli, provvisori e
parziali, evidenziandone le carenze e facendo le loro contro-proposte, come di consueto ignorate da
tecnici e politici. Ora si vedono costretti a elaborare una loro contro-relazione (4) in cui “smontano” punto per
punto la relazione finale dell’ISS gravemente carente nelle modalità operative, contraddittoria nelle
conclusioni e, quindi, inefficace e destituita di ogni validità rispetto all'obiettivo dei controlli.
E mentre avviene tutto questo, appare naufragato il tavolo della delocalizzazione, vengono disattese le
prescrizioni dell’AIA, un laghetto di pesca sportiva antistante la BASF è chiuso per inquinamento da maggio
2014, dirigenti della BASF e della Provincia vengono indagati a vario titolo, un’inchiesta giudiziaria è ancora
in corso, e il tempo inesorabile trascorre con quella colonna di fumo bianco del camino BASF che svetta nel
cielo di Case Rosse.
Fino a quando dobbiamo andare avanti così? Intanto, come contribuenti, chiediamo che i soldi pubblici
percepiti dall’ISS vengano restituiti e che i funzionari della Provincia si assumano le loro responsabilità
davanti alla collettività, alla Corte dei Conti ed alla Magistratura, sospendendo l’Autorizzazione Integrata
Ambientale alla BASF.
Inoltre i Cittadini aspettano risposte dal Sindaco On. Ignazio Marino che ha l’obbligo di salvaguardare la
loro salute, installando subito una centralina di controllo polifunzionale permanente nell’area attigua allo
stabilimento BASF (area artigianale), in attesa che venga attuata la delocalizzazione dell’inceneritore e del
reparto di lavorazione delle ceneri della BASF.
COMITATO DI QUARTIERE DI CASE ROSSE
Associazione Raggio Verde
Comitato di Quartiere di Settecamini
Associazione Forno Casale
Associazione Crescere Insieme
Per ulteriori informazioni sull’argomento o per un’intervista con il coordinamento dei Comitati inviare una
email a comitatocaserosse@gmail.com o visitate il sito http://www.sitotiburtina.altervista.org/ambiente/
Per l’Associazione Raggio Verde inviare una email a raggioverdenazionale@gmail.com o visitare il sito
www.associazioneraggioverde.org
Di seguito alcune ulteriori informazioni fondamentali sul caso BASF-Settecamini.
Nel suo stabilimento “insalubre di prima classe” di Via di Salone a Settecamini, a meno di 10 Km dal centro di Roma, la società BASF (ex
Engelhard) deposita e brucia ogni giorno, dal 1956, tonnellate di rifiuti tossici e pericolosi provenienti da stabilimenti chimici di tutto il
mondo, recuperando e riciclando i metalli preziosi residui della combustione. Un business molto interessante e remunerativo per la
multinazionale, che però non è più compatibile con la realtà ed i numeri del territorio circostante: oltre allo stoccaggio di sostanze
nocive e pericolose e alle emissioni tossiche nell’aria di Settecamini, le acque reflue dei processi chimici vengono versate nel fiume
Aniene, affluente del Tevere, anch’esso già ampiamente inquinato.
I Cittadini che risiedono o lavorano esposti ai rischi dalle attività di incenerimento di rifiuti tossici, nocivi e pericolosi che hanno luogo
presso l’inceneritore, da anni vivono nella preoccupazione per la propria salute.
Fintantoché la BASF continuerà a bruciare sostanze tossiche alle porte di casa nostra, questo dovrà essere fatto con tutte le precauzioni
ed i controlli del caso, senza compromessi per il diritto alla vita e alla salute. Quale che sia il costo in denaro di tali precauzioni, esso
dovrà essere sopportato dalla collettività e, ovviamente, dalla stessa BASF, anche erodendo una quota dei lauti profitti che tale attività
porta alle sue casse.
I Comitati sottolineano una campagna di monitoraggio posta in essere dall’ARPA, ISS o altri Enti, visto anche lo stoccaggio di sostanze
tossiche e pericolose, dovrebbe rappresentare la consuetudine, non l’eccezione: solo un piano di sorveglianza permanente consente
di identificare gli inquinanti e neutralizzarli. Il ricordo di eventi drammatici, come quello avvenuto alle porte di Milano il 4 Novembre
2010, o la tragedia dell’ILVA di Taranto, dovrebbero far riflettere da subito sull’opportunità di proseguire simili attività di smaltimento di
rifiuti tossici pericolosi in un centro abitato.
I Comitati, pertanto, chiedono da anni al Comune di Roma, ed in particolare al Sindaco, di rispettare gli impegni assunti nel suo primo
parere espresso per l’AIA che, oltre ai controlli e al monitoraggio all’esterno dello stabilimento BASF, prevede la conduzione di un tavolo
di trattativa per la delocalizzazione dello stabilimento in un’area industriale idonea in Provincia di Roma, che appare come l’unica
soluzione percorribile nell’interesse generale
(1) http://www.sitotiburtina.altervista.org/ambiente/engelhard/2015/Contro-Relazione_a_Controlli_ISS_16-feb-2015.pdf
(2) http://www.provincia.roma.it/sites/default/files/RELAZIONE%20FINALE_NOVEMBRE%202014.pdf
(3) http://www.sitotiburtina.altervista.org/ambiente/engelhard/2012/memoria_Piano_Controllo_ISS.pdf
http://www.sitotiburtina.altervista.org/ambiente/engelhard/2012/Memoria_Piano_Controllo_ISS_28_nov_2012.pdf
http://www.sitotiburtina.altervista.org/ambiente/engelhard/2013/petizione_monitor_provincia-iss.pdf
(4) http://www.sitotiburtina.altervista.org/ambiente/engelhard/2015/Contro-Relazione_a_Controlli_ISS_16-feb-2015.pdf
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